like a rolling stone

di Franone Falorni

(Gazzetta di Campo Tizzoro agosto 2012)

 

Ma quanto è magnifico il nostro mondo… qualunque sia il tuo mondo e qualunque sia la tua dimensione, resto sempre stupito da come le cose accadano e da come gli eventi si concatenino che sembra impossibile anche solo pensare che non ci sia dietro un burattinaio a decidere il destino delle cose.

L’altro giorno per esempio, di ritorno dalla solita passeggiata serale a San Marcello, m’imbatto in un gruppo di ragazzini sulla porta di un garage aperto. Batteria in un angolo, una chitarra consumata ed una fisarmonica di seconda mano, le facce timide, i discorsi infiniti su metrica e tecnica che solo chi ha imparato a suonare uno strumento ha,nella vita,provato almeno una volta.

Ho già deciso, mi fermo a guardare… Mi sono presentato: “Piacere Falorni…” e mi sono messo a sentirli, con loro in vistoso imbarazzo.

Poi durante una pausa avvio a parlare… loro prima ostentano, ma dopo le prime comprensibili difficoltà (da parte loro nel parlare con un vecchio) si sono accorti che ci interessavano le stesse cose e così abbiamo parlato…. parlato a lungo.

Tutto questa introduzione per cosa? , mi chiederete voi. Perché durante l’amabile conversazione i ragazzi hanno confessato di voler fare un loro gruppo di musica popolare. STUPORE! Alla vostra età, fantastico.

E non è finita, la loro scelta è stata dettata dalla possibilità di trovare date facilmente in montagna, dal fatto di avere gli strumenti adatti già in casa… ma aggiungono anche per preoccupazione che le tradizioni andassero perse.

Vi giuro che se non avessi sostenuto personalmente questa conversazione, avrei dei dubbi a credere che a parlare fosse una ragazzo di 15 anni.

La loro preoccupazione, parole loro: ”è che dopo i Kuirino e il Collettivo Folcloristico Montano o CFM come lo chiameremo per brevità da qui in seguito, si sciolgano anche altri gruppi della montagna… ma… il collettivo non si è sciolto ribatto io, ma secondo loro il vistoso calo nel numero di date, ben presto le cose potrebbero finire.

Allora li ho presi con me e li ho portati a curiosare nella sala prove del collettivo, dove tutto sembra tutt’altro che fermo, ve lo posso assicurare.

Ore 21

Ed infatti arriviamo nella mitica sala prove, dove prorompente sale l’odore di sigaretta, e dove in 6 collettivi stanno assistendo alla registrazione del cantato del loro nuovo lavoro.

“Il famoso CD dei Maggi, come lo chiamiamo noi” ci dice Funny, il fisarmonicista che evidentemente non capendo niente di computer sta lì a vedere gli altri lavorare.

E poi continua: “un lavoro da troppo tempo rimandato, ma necessario per proseguire nel progetto di Sergio e dell’Anna Gargini…” progetto che aggiungo,continua di vita propria.

I 3 giovani musicisti confabulano… gli altri “anziani”, membri del collettivo continuano a lavorare, come se quei 3 nuovi ragazzini fossero sempre stati lì, e ad onor del vero, continuando a fumare come se i ragazzini non ci fossero proprio, ma tant’è.

Ore 21,45

Proseguiamo, forzo la mano, e chiedo al Com Marcos, l’altro fisarmonicista intento a regolare le registrazioni sullo schermo del PC, se ci sono novità sul progetto della professoressa Silvia Calamai, dell’università di Siena.

“Hai fatto bene a chiederlo” continua El Com, “così informo tutti gli altri besughi (si riferisce ai suoi colleghi musicisti, n.d.r.) degli aggiornamenti”

Mi ha chiamato la Silvia e mi ha detto che nonostante la data del parto si avvicinasse è riuscita a concludere la digitalizzazione dei nastri. Ci manderanno dei DVD con le copie digitali e rispediranno i nastri originali indietro.”

I Nastri come li chiama lui sono delle musicassette sui quali Sergio ed Anna hanno registrato le interviste nelle case dell’ Appennino pistoiese,sul finire degli anni ’70,che hanno poi portato alla pubblicazione del libro del Gargini.

Queste cassette sono rimaste chiuse in un armadio di casa Gargini per anni, dalla scomparsa dell’amico Sergio nessuno lo aveva più aperto, fino a quando è arrivata la richiesta della Prof. Calamai.

Il progetto, chiamato GRA.FO “Grammo-foni. Le soffitte della voce”, è stato avviato nel 2010, e coinvolge diversi atenei toscani.Alla Scuola Normale di Pisa, la seduta di digitalizzazione dei nastri,e’ appena terminata….L’Anna Buonomini e mezzo CFM hanno potuto assistere come invitati,con la la serata che è poi inevitabilmente sfociata in una cena in stile collettivo.

Lo scopo del progetto come ci spiega Luca Miccia (Chitarra), il dotto del gruppo, è di individuare, digitalizzare e salvaguardare ogni sorta di documento vocale di interesse linguistico raccolto in territorio toscano,in previsione della redazione di un catalogo generale e,per quanto possibile, la trascrizione dei materiali. Il risultato finale sarà un archivio internet accessibile agli studiosi interessati, ma soprattutto,cosa fondamentale per il progetto di Gargini, accessibile al grande pubblico. Tale strumento offrirà l’opportunità unica di portare alla luce voci e testimonianze altrimenti destinate al silenzio, se non alla scomparsa. Si tratterà del primo archivio italiano di testimonianze vocali di questa natura.

Ore 23.10

L’atmosfera è ormai rilassata, ed il lavoro frenetico sulla registrazione del CD ha inevitabilmente ceduto il passo ad una bottiglia di vino. Si sorride, ma dev’essere il vino, parlando dei primi di dicembre del 2011, quando il CFM  in Palazzo Vecchio a Firenze, invitato nientemeno che dal Ministro dei Beni Culturali, ritirava un attestato come “Gruppo di musica popolare di interesse Nazionale”. I petti e i bicchieri si gonfiano, l’afflato e’ grande, i ragazzini ormai sorridono anche loro.

Ma ecco che si alza Michelangelo (Chitarra e Voce) e con tono quasi di rimprovero si riferisce ad uno dei 3 (che scoprirò dopo abitare vicino a lui) dice: “Perchè non sei venuto a Cantarmaggio?”

Il ragazzino bofonchia qualcosa, ma Michelangelo lo incalza.

“Quest’anno s’è anche cantato Bella Ciao nelle gallerie.”

 Già, un privilegio per come la vede chi vi scrive. Io vi ho assistito ed è stato toccante, non per la chiassosa compagine di maggiaioli e nemmeno per la sguaiata versione del canto partigiano, evidentemente segnata dall’emozione del momento. Ma se ci riflettete bene, molto probabilmente quella è stata la prima volta in cui, all’interno dei tunnel della SMI,  le parole di protesta partigiana   durante la guerra solo sussurrate o scritte di straforo sui muri dei bagni dei rifugi (ed ancora oggi visibili), sono state proclamate in modo libero e ad alta voce. Vi assicuro che essere stati lì, in quel momento, metteva i brividi, per i tanti tabù e la pesantezza degli argomenti trattati, spazzati via in un solo attimo.

Ore 00.10

Mezzanotte è passata, il tempo che i 3 possono spendere con il CFM è finito, domattina si va a scuola, i musicisti si salutano fra loro, ma non prima che i Collettivi abbiano offerto da mangiare, li abbiano invitati a restare ed a suonare con loro, o a tornare, o a trovarsi quando si suona da qualche parte, che la musica, ed il Collettivo in generale, sono luoghi aperti.

 

In definitiva nessuno si è mai chiesto sei Jagger e la sua combriccola nel 1970, dopo aver prodotto quasi 3 album ogni anno dal loro esordio, si erano sciolti solo perchè quell’anno non pubblicarono nessun album. Oppure più vicini ai giorni nostri, quando tra gli ultimi 2 lavori discografici sono intercorsi quasi 8 anni? La risposta è no, nessuno lo ha fatto, perchè da quando il sacro fuoco del RocK&Roll si è acceso, i Rolling Stones sono stati lì a preparare buona musica. E lo stesso per il CFM, che dal 1973 quando ha mosso i primi passi, e poi dal 2003 quando è risorto ed ha saputo reinventarsi e tuttora continua a brigar roba e a preparar cose.

 

“How does it feel, How does it feel
To be without a home,

  Like a complete unknown,

  Like a rolling stone”

giù dal palco !

(La Gazzetta di Campo Tizzoro – Campo Tizzoro in Festa 2010)


Li abbiamo visti di recente al Cantarmaggio, li vediamo spesse volte d’estate suonare all’aperto o tra le viuzze dei paesini. Variegati, squinternati, ma pieni di energia e pronti a farci ballare. Si, sono loro le Rockstar della Montagna Pistoiese, il Collettivo Folcloristico Montano, da trent’anni sulla breccia laddove si parla di memoria e di musica. Per una volta gli chiediamo di staccarsi dai loro strumenti (se Dio vole) e di stare buoni a leggere. Oggi vogliamo essere noi a ricambiare il piacere, e con la nostra penna allietare il Collettivo e i lettori della Gazzetta, con una analisi scientifica dei membri del gruppo musicale. Allora si comincia, l’allegra brigata è composta da:

Luca (Rullantina Frater) Batterista e autore delle migliori battute del gruppo. Novello Noel Gallagher, se i Licheri mi permettono il paragone con quei fessi dei Gallagher, con suo fratello Marco anch’esso nel gruppo. Se i Gallagher avessero avuto le pungenti battute di Luchino, forse gli Oasis sarebbero ancora insieme e forse avrebbero fatto un disco col Collettivo. Per questo lui è l’Imperatore, il Napoleone, il Carlo Magno, l’Attila del Collettivo, che con le sue battute fa terra bruciata attorno a se. Ha la capacità di usare 7 custodie (tutte con le cerniere rotte) per portare 3 tamburi. Suona col giacchetto di pelle anche d’agosto, “fa fresco” dice lui. Non abbiamo capito mai se si riferisce a dentro il giacchetto oppure al meteo. Con il record della battuta più bella sulla palestra e tanto altro ancora… Applaudiamo tutti Luchino e le sue mirabolanti battute.

Nicola (Esacorde Pacatus) Per capire se si tratta di lui o della sua sagoma di cartone (tremendamente più attiva di lui) a volte occorre scuoterlo. Talvolta invece fa tutto da solo e si ribalta per terra per richiamare l’attenzione dei suoi compagni di gruppo. Questo personaggio, bisognoso d’affetto, suona la chitarra meglio di Terence Hill e manda la moto con più classe di Woody Allen. Dopo un tour con Battiato, che gli aveva soffiato il nome d’arte, gli ha fatto causa. Mentre Franco Battiato è stato retrocesso ad essere il Maestro, Nik è conosciuto come “il Professore”. Adesso si pensa ad una causa in arrivo anche per Vecchioni. Fate un grande applauso, ma piano che sennò si sveglia, a Zio Nik.

Leonardo (Brevis Avis Ritmica) Eclettico suonatore di pelli di ciuco e cammello asciugate al sole e tese. Lui li chiama Congas. Pape, come lo chiamano affettuosamente il babbo, la mamma, gli amici, la ragazza, le ragazze, gli zii, i nonni, i cugini, il panettiere, e i gelatai, suona con tutti in città. Porta a giro quei pentoloni di legno e picchia sodo per i quattro rioni del comune. Tornato da una recente turneè in tutte le case del popolo e feste del PD della Costa d’Avorio, dove ha preso nuovi stimoli e un attacco di malaria. Ha sacrificato una promettente carriera di stuntman, di cui porta ancora i segni sulla testa e nella testa, per aprire un distributore di gas naturale, per la maggior parte autoprodotto. Ha una FIAT Bravo con i finestrini lenti e la passione per le donne dai modi svelti. Allora gasse in fondo Pape!!

Michelangelo (Esacorde Metallurgicum Italianae) Pezzo da 90 del Collettivo, sempre disponibile, sempre presente… come il gioco dei tappi alla Festa De l’Unità. La sua chitarra arpeggia delicata sotto le sue sapienti dita e noi ci facciamo ammaliare dalla sua melodia e dai suoi languidi “Tu…” di Và Via Briaco. Sempre insoddisfatto del suono della sua chitarra,affidata alle cure del liutaio dal volto Bruno, s’è di recente fatto sfilare di tasca 400 euri per una limatina al ponte. Lavora con passione alla S.M.I., ma la sua vera passione sono le donne. E allora cancellate il “sempre presente” detto alll’inizio, per inseguire un paio di m u t a n d i n e abbandonerebbe un concerto. Ragazze, occhio a Michelino la Trottola!!

Lorenzo (Viola Demissus) Invischiato in tutti i vizi, suona fino all’alba, non sopporta la legge. È lui la vera Rockstar del Collettivo. Parte col basso e non si ferma mai. Quando gli staccano la spina (verso le 5 del mattino), come un cecchino tira fuori la sua arma dalla custodia e continua col violino. Talvolta preso dalla foga ha segato in due il violino con l’archetto. Molesta i suoi compagni perchè continuano anche loro a suonare. Suona finchè non si addormenta e poi riparte il mattino, pardon, il pomeriggio seguente. Appassionato di moda militare, di petardi e miccette. Distratto come un quindicenne nella redazione di Playboy, dimentica sempre tutto, dal mitico borsellino allo zainetto. Padrone e custode unico della sala prove, ha da poco imparato che le caffettiera si può lavare, e che dire “mi alzo domattina alle tre del pomeriggio” è sbagliato! Il Collettivo è lento.. Lorenzo è Rock!

Marco L. (Vox Diatonicum Frater) Fratello dell’Imperatore, e per questo, di discendenza, chiamato Principe. Cantante (ufficiale) ed organetto del Collettivo, dotato di tecnica canora e spiccata presenza scenica, è comunque noto più per la sua testa di riccioli bella grossa e per i pantaloni larghi, che per la sua bella voce. Si è trasferito di recente ad Agliana, dove con poliedrica maestria diventa allevatore di bestiame di giorno, macchinista di pomeriggio e attore di notte. Eh si ragazzi, c’è crisi. Ha dichiarato in una recente intervista a TVL di volersi ritirare per fare l’allevatore, e passare i suoi giorni con una spiga di grano in bocca. Laggiù ad Agliana, tra mandrie e cowboy, c’è uno che recita e canta per noi, si chiama Principe e salutarlo mi accingo, andrà nel Montana, parola di Gringo!

Marco F. (Anciae Maximus) El Comandante della brigata, suona il pianoforte e qualsiasi cosa con i bottoni bianchi e neri, compreso l’ascensore del comune di San Marcello. Conosce tutti i motivetti delle pubblicità ed è allergico alle prove. Ha fatto del nero la sua bandiera, il suo metodo di pagamento preferito è l’unico colore dei suoi abiti. Da sempre vestito come un novello pannello solare, con ai piedi le fedeli scarpe antinfortunistiche con peloncino anche a luglio. Sempre con lui la sua inseparabile Scandalli, la fisarmonica che si porta dietro come zainetto. Tutte le ragazze lo hanno lasciato perchè con quella gobba dietro è impossibile fare all’amore, ma lui è un platonico e se ne infischia. Con la sua Suzuki Custom usa la gobba come appendice aerodinamica manco fosse la tuta di Valentino Rossi. Tutti in piedi sul divano, passa El Com Marcos!!

Alessandro (Pellamis Tertinatum) Discende da una famiglia cattolica e ha nei suoi antenati nientedimeno che un Papa. Gli studi presso le suore ne hanno fatto un musicista completo, pianoforte, chitarra e canto. Una vacanza nel Salento l’ha sfasciato, mandando in fumo tutto il lavoro di quelle pie donne. Da allora suona il tamburello, ed ha imparato a parlare e camminare in terzine. Molto amico di Frank , con cui ha condiviso la casa (consapevolmente) e alcune ragazze (inconsapevolmente) è l’unico che insieme a Turibio si è adoperato per far adattare l’americano, parlando spesso in inglese con il fisarmonicista dell’Arizona e lo slang di Istanbul con il Kebabbaro all’angolo (Nabirrrr). Laureato in qualcosa, di lavoro fa qualcos’altro, vive da anni a Firenze perchè paga meno l’ICI. Dotato di olfatto sopraffino, riesce a seguire un odorino per chilometri. Vai Pali… terzinaci questo!

Alberto (Gekkoninae Popero) Una delle voci più belledella Toscana (dice lui), trombettista, cantante, kazooista (diciamo noi). Sempre munito di cappello, scorrazza per il palco e le vie del Collettivo. Un momento suona la tromba, l’attimo dopo il kazoo, e te lo ritrovi un secondo dopo in ginocchio a cantare il Galeone. Vero spirito imprenditoriale del Collettivo, ha più attività aperte lui che il fratello del premier. Te lo ritrovi nel taxi, alla partita come pubblicitario, come regista di documentari, gestore di spazi liberati, musicista compositore, fornaio a Milano, nella pubblicità in TV della Findus. Fai quel che ti pare Popi, basta che la sera continui a cantarci dell’anarchia.

Frank Funnies (Anciae Architectus) L’americano del Collettivo. Nato a Tucson in Arizona, si è trasferito da piccolo a Pistoia, sopra il Bar Mario, dove ha dimostrato subito di voler disturbare tutte le ragazzine. Approda al Collettivo dopo aver conosciuto il Popi in una pubblicità in televisione, quella dei giocattoli. Il piccolo Frankie era solito intrattenere i suoi prozii con la fisarmonica, a ritmo di Country. Ci ha messo anni ad adattare il suo stile alla musica delle nostre montagne, ma al Collettivo lo portavano lo stesso con se, per via di tutte le ragazze che gli ronzano intorno. Fondatore dell’associazione di musicisti chiamata “Lisciaioli Diemme”, fa parte anche di un gruppo Soul, il “Duo Etrusco Quartet” con il quale si esibisce nei migliori negozi di giocattoli ed autogrill della Toscana. Welcome on the ours mountains Frankie!

Gianluca (Tuba Tuba) Lui dice che sa suonare, ma nel Collettivo lo tengono perchè con quello strumento strano attira tutti i bambini , e soprattutto le giovani mamme e le sorelle babysitter. Si narra che qualche bambino sia entrato nella tuba, si sia perso e sia uscito maggiorenne. Autore di testi di denuncia, ha riportato in vita, insieme al Comandante, la coppia Mogol-Battisti (GranMogol, Cesare Battisti) ed insieme hanno scritto alcuni testi per il prossimo album di Cover del Collettivo, RICOVER. Piuttosto che a Pistoia doveva nascere a Monaco, vista la quantità di birra che riesce ad ingerire. A confronto con lui, il Baffo Moretti andrebbe a fare il bambino sulle scatole dei Kinder cioccolato. Appassionato di Guzzi e di Guzzare, in una recente intervista al mensile Donna Moderna, alla domanda “qual’è la cosa più buona del mondo?” ha risposto: “Il baccalà, perchè non rompe le palle!”.

La Mattina (Canis Familiaris) Importantissima, è lei la padrona di Lorenzo, con cui a volte caritatevolmente si prodiga in lunghe passeggiate per fargli fare la pipì. Ad un occhio poco attento sembrerebbe il contrario, ma se guardate bene il guinzaglio, vedrete che è la Mattina che dirige (giustamente, aggiungo io). Ha conosciuto il Collettivo a Marliana, ed ha subito capito che da soli non sarebbero andati da nessuna parte. Da allora, si è facilmente imposta come cane manager del Collettivo, gestendo questa banda di squinternati durante le trasferte, occupandosi di procurare talvolta il cibo, polli, anatre e salami. Ultimamente tendente più al rosa che al bianco, nota rubacuori, non si è mai impegnata ufficialmente. Abita con Lorenzo, ma è patrimonio dell’umanità. Grazie Mattina!!

Amodeo Falorni

 

l’immaginario collettivo

(Gazzetta di Campo Tizzoro – ago 09)

 

TEMPI STRETTI E CURVE DI TERZINE…..SE PER TEMPO SI INTENDE TUTTO QUELLO CHE E’ NECESSARIO A STAR DENTRO A UN TUFFO CARPIATO NEL VORTICE DELLA FANTASIA E DEL LASCIARSI TRASCINARE TRA LA GENTE,CON TANTI SPAZI, E POSTI DA VEDERE…..ASSALITI DAL DUBBIO CHE NON SIA IL CASO DI ANDARCI A FAR VEDERE PERBENE ANCHE NOI…MA DA UN LUMINARE DELLA PSICOLOGIA CHE CI POSSA SPIEGARE IL PERCHE’ AVVIENE TUTTO QUESTO…..

NEL MEZZO,TRA UN DUE QUARTI (O MAGARI,MEGLIO UN’OTTAVA…) E UN QUARTINO (DI BUON VINO,AMMALIATORE COME LA “MALVAGIA”,SI,“MALVAGIA” E NON “MALVASIA”…) SI INTRAVEDONO OCCHI E SOPRACCIGLIA D’APPENNINO….E NON SOLO QUELLI NATI UN PO’ IN SALITA,MA ANCHE TANTI ALTRI,MAGARI DI PIANURA, CHE SI  ACCORGONO DI AVERE QUALCHE LONTANA ECO O RADICE (O BARBA,PER DIRLA IN MONTAGNARDO) CHE LI PORTA A MIRARE UN PO’ PIU’ IN SU,PER SERENARE INSERENATE O UN CANTARMAGGIO DI PENDIO…..

ALLERGIA ALLA SCONTATEZZA,ALLEGRIA NELLO STARE IN BARAONDA.

NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO,CHE POI MAGICAMENTE SI TRASFORMA IN ENTUSIASMO,SI SENTONO GLI ECHI DI VOCI CHE IN UN PASSATO NEMMENO TROPPO LONTANO,CREAVANO FIGURE QUASI EPICHE,DI FATTI E PERSONAGGI A LORO MODO STRANI,CHE A FROTTE SI SAREBBERO POI RITROVATI,GUARDA CASO, LUNGO IL NOSTRO CAMMINO.

MISTERO.

CON L’ORECCHIO TESO ALL’INDIETRO,SI ODONO SUONI  O CONTRASTI CIGOLANTI E STRIDENTI TRA UN POVERO E UN RICCO,COME OGGI SUCCEDEREBBE,IN MANIERA MALEDETTAMENTE ATTUALE,TRA UN CASSAINTEGRATO E UN FAZIOSO SPECULATORE….E GIU’, NELLA CAMBUSA,TUTTO NELLA PIGNATTA,PER FONDERE BATTUTE SACRIPANTI E DISSACRANTI,IN UNA SARABANDA DI EMOZIONI CHE SFERZANO TUTTI E QUATTRO I VENTI…..

SI SUONA A BATTER CASSA,MANTICI E CORDIERE, E TUBI FINO QUASI A SVALVOLARE, E QUANDO CI DOMANDANO “CHE CASSA..?” RIFLETTIAMO UN PO’ SUL O SUI BATTENTI…..IN PARTE QUELLO CHE REALIZZEREMO CON LA “CASSA” DELLE NOSTRE CIDDI’NCISIONI,VERRA’ DEVOLUTO SOTTO FORMA DI STRUMENTI MUSICALI NUOVI,AGLI AMICI DEL GEMELLATO “COLLETTIVO FOLCLORISTICO IVORIANO” DI UN VILLAGGIO AFRICANO DELLA COSTA D’AVORIO, VILLAGGIO CHE  POTREBBE ESSERE COME QUELLO DI CAMPO TIZZORO,SOLO CHE E’ UN CINQUE-SEIMILA CHILOMETRI PIU’ A SUD,E HA UN BEL PO’ DI GRATTACAPI SERI,COL SOLE CHE QUASSU’ SORRIDE E LAGGIU’ SECCA LA TERRA E L’ACQUA….

SPERANZA.

DA NOI AVVIENE QUELLO CHE DI SOLITO SUCCEDE NELLE CATEGORIE PROTETTE,MA AL CONTRARIO….OGNI QUINDICI MUSICISTI “NON ADATTI” DOVREBBERO CONCEDERNE PER LEGGE UNO “NORMALE”,MA NON SI ARRIVA MAI A FAR QUEL NUMERO….ASPETTEREMO….NEL FRATTEMPO CI VIBRANO ADDOSSO LE PAROLE DI UN GUITTO CON GLI OCCHIALI CHE DICEVA:“SIETE AMICI,E QUESTO SI PUO’ FARE…”….SENZA FAR COGNOMI,E SENZA TANTI VOLI PINDARICI,COME LUI SOLEVA ESSERE,SCOPRIAMO OGGI CHE ALCUNI “FOLCLORISTICI” SI RITROVANO LAUREATI NELLE PIU’DISPERATE E DISPARATE FACOLTA’UNIVERSITARIE,COME QUELL’UOMO LI’,CHE IN PIU’ AVEVA UNA LAUREA “HONORIS CAUSA”NELLA FACOLTA’ DELLA “VITA SOCIALE”….E ANCHE IN MEZZO A SPESSE INQUIETUDINI SUL FUTURO,IL TIMONE E’ SEMPRE BARRA (O BIRRA) A DRITTA…A TUTTO VAPORE…. O VINO,FATE VOI….

 GRAZIE SERGIO,

DA TUTTO IL COLLETTIVO

la blues mobile

(ovvero per tacer del pilota…)

(Gazzetta di Campo Tizzoro – ago 08 ) 

 

Quando John Landis nel 1980 tiro’ fuori dal cilindro il film dei Blues Brothers,di sicuro non aveva la sensazione di quanto esplosivo sarebbe stato quel suo modo originale di raccontare uno spaccato di America cosi’…immaginata,scanzonata,possibilista e fantasiosa….Gia’,quella stessa America che i nostri ragazzi degli anni’40 vedevano dalla coperta dei bastimenti transoceanici  quando ci arrivavano e se,ci arrivavano…..Un sogno cullato e sospirato da chi aveva negli occhi la guerra,la fame,la poverta’…..Schiene rotte,notti insonni,in balìa delle intemperie…..Eppoi,una volta di la’,un futuro,se e quando c’era,pieno di speranze e di voglia di sorridere…..Un futuro che poi non per tutti si realizzava,e allora,con la testa tra le mani e la faccia triste,faceva versare lacrime amare col desiderio di guardare il mare che dall’altra parte bagnava la spiaggia della casa paterna,in Italia….O guardare le montagne innevate,uguali a quelle da cui quei ragazzi erano partiti,e che per molti rappresentavano il punto dove un giorno ritornare,da vincitori…..Com’era cambiata quell’America,a guardarla con gli occhi dei Blues Brothers…Grazie anche alla forza e l’ingegno dei giovani stranieri di quel dopoguerra,che in mezzo a mille problemi,avevano lavorato duro per emergere e per ottenere un poco di rispetto….Adesso,poco piu’ in la’ della porta di casa,nel Mediterraneo,quella stessa sensazione di “America” la vivono in tanti,che sbarcano stremati,con gommoni rudimentali,sulle nostre spiagge.Come se la storia si ripetesse,e avesse continue cuspidi seguite da depressioni immense,a girare,in una roulette infinita….rien ne va plus….e quando la pallina si ferma,ecco la’il destino,pronto a scrivere di nuovo una storia,una vita,un finale…..Jake ed Elwood Blues,i fratelli protagonisti di quel film,non immaginavano a quali e quante palline avrebbero dato il via in quel vortice di goliardia,e alle vite che avrebbero ispirato con le loro paradossali goffaggini e un umorismo geniale…E un punto di partenza lo trovarono anche loro : una giusta causa,una molla che avrebbe fatto scattare il meccanismo,una carica vitale per travolgere le ingiustizie…..La raccolta di denaro per “fare del bene” per ragazzi ancora meno fortunati di loro….Ecco che torna in piedi la vecchia band,e dopo alterne peripezie va a finire nel negozio di un eclettico Ray Charles che mostra loro tutta la sonorita’ di un vecchio piano elettrico,fulcro da dove ripartire per sfidare la sfortuna……Ci voleva a quel punto del film “IL”personaggio chiave,che desse motivazione e continuita’ a quelle note musicali,ricche di fascino e di storia delle loro tradizioni,e prendesse per mano quella strampalata band,accendendo la miccia…..Ci piace pensare che al volante di quella Bluesmobile, la “Dodge Monaco” del ’73,ci sia tu,Sergio…..In fondo quel viaggio cosi’ intenso e originale del Collettivo e’ partito con te proprio in quell’anno…e ce ne vuole per fermarci…..pistaaaaaaaa!!!!!!!

Il Collettivo

la bicicletta nuova

Agosto 2007

Avete in mente la sensazione che prova un bambino quando gli regalano una bicicletta nuova nuova per la prima volta…..?Stupore,allegria,eccitazione,fantasia che galoppa, vento di liberta’ nelle vene,voglia di non scendere piu’da quel sellino……Non e’ semplice comprimere nell’inchiostro di una pagina tutto questo….Ma forse e’ il parallelo piu’ calzante,quando ti trovi per strada,in mezzo a tante persone che a volte nemmeno conosci,e canti e suoni la musica delle “tue “ strade,”musica”,per dirla alla Soriano Caporali “nata la’…dove la terra pende”……Spesso noti curiosità nelle facce di chi ti ascolta,e si chiede da dove sia uscita questa piccola folla di musicanti canori (con buona pace per i cani….)un po’folli…..Eppoi,quando un giovane sente quelle note e si distrae per un attimo,vede che alla sua destra c’e’ un signore anziano che sorride nel ricordare il proprio passato evocato da quelle melodie,e dall’altra parte guardando un po’ piu’in basso, una bambina lo tira per i pantaloni felice di quella atmosfera da vecchio cortile di una volta…eh si…..difficile spiegare come tutte queste armonie riuniscano in un momento ragazzi e quelli che “erano” ragazzi un po’di tempo fa….la potenza di queste cose ed il loro potere magico di avvicinare le generazioni,in un momento storico in cui le divisioni tra persone di eta’ diverse sono sempre piu’ marcate,a volte non si riesce a comprendere….ma…e’ cosi’…..Forse perche’ il vuoto e la solitudine angosciano un po’ l’epoca che stiamo vivendo,le persone si stringono di piu’tra loro in maniera spontanea,sentendo cantare in ottava rima,o semplicemente battendo le mani per “partecipare”,per “esserci” in quel momento di spensieratezza e felicita’……Quest’anno il calendario del “Cantar Maggio” e’ stato particolarmente ricco e pieno di allegria….Abbiamo in qualche caso sfidato la sorte meteorologica contraria,che ci ha regalato nella prima meta’ del mese di Maggio bronchiti e raucedini a bizzeffe…..Senza stare qui a fare un elenco delle tappe percorse in questo nostro “itinerario”,un ringraziamento e’ doveroso a tutte quelle persone (ed erano tante davvero) che hanno accompagnato la “carovana” nei vari paesi della montagna….e a tutte quelle che “ci credono ancora” e si sono fatte in quattro (ma anche in otto) perche’ si realizzasse un grande”ritorno in piazza” a cantare tutti insieme….E porteremo queste rime ancora in molti luoghi,montani e non,durante tutto il resto dell’anno…Forse non lo sai,Sergio,ma se siamo ancora qui e se di anno in anno il nostro entusiasmo cresce e’in gran parte merito del tuo sguardo intenso e sereno che spesso vediamo al nostro fianco per strada,o anche tra le quinte di un teatro come un “emerito”e discreto regista che scandisce i nostri ritmi irregolari e diseguali,e li rende piacevoli e ricchi di energia.

Grazie.

Il Collettivo

lettera a un amico

(Gazzetta di Campo Tizzoro Ago 06)
—————————————————-
A volte abbiamo
la voglia di prendere il
telefono e chiamarti
per parlare di quali e
quanti amici abbiamo
incontrato lungo la strada
del vivere, oppure di
controbattere la tua
ostinazione nell’andare
avanti e comunque verso
una lettura epica della
nostra musica popolare.
Ti ascoltavamo quando
argomentavi la difesa a
spada tratta delle
tradizioni e del “tu sentissi
come interpreta quelle
ottave la Luisa del
Vizzero”.
Non era facile farti
accettare che ci volesse
un pò di tempo per
amalgamare un nuovo gruppo.

II tuo entusiasmo
bruciava le tappe e la
partenza del nuovo
cammino del Collettivo,
a trent’anni dalla sua
fondazione, l’avresti
voluta al livello di altri
gruppi di professionisti
della musica e c’è voluto
del bello e del buono per
convincerti che noi
eravamo più artigiani che
cesellatori.
Adesso, dopo diversi anni
di esperienza e di tante
peripezie, il Gruppo c’è;
forse un pò eterogeneo e
a volte un pò strampalato,
ma con gran cuore e
passione.
Spesso ci viene in mente
una frase che tu dicevi
per incoraggiarci e che
per noi andava sopra tutte le altre

“… si può fare, la cosa
importante e’ che adesso
siete amici”….eh già,
amici, in questi anni
abbiamo incontrato tanti
amici e tante situazioni
anche difficili, ma quello
che più conta e stata la
lezione che ci hai dato.
Ognuno di noi sente
propria l’importanza
dell’amicizia e dello stare
insieme. In fondo il fatto
di suonare è anche un
pretesto per miscelare
insieme vite ed
esperienze di vario
genere.
Infatti, a distanza di
tempo, anche se
qualcuno di noi, per varie
esigenze, non partecipa
più attivamente al
gruppo,il rapporto umano

rimane ben saldo e pieno
di calore, così per aver
sempre presente
“l’entusiasmo”, che
faceva parte di te, lo
abbiamo scritto sui nostri
berretti.
Quest’estate lo si vedrà
in tante situazioni di festa:
dalla Montagna Pistoiese,
alle colline senesi, al
centro delle città toscane
e perfino in televisione.
Basta rimanere in ascolto
sulle frequenze del “vento
musicale”, quel vento che
sicuramente arriva anche
a te, Sergio… lassù.

Il Collettivo

Affido questi versi a chi Ruggero ha conosciuto.

Versi liberi perche’ Ruggero era libero.

Eri sempre il primo a salutare,eri tu che venivi incontro agli altri
un po’ brandano guadagnavi gli amici
con quel tuo camminare
ed eran baci specie alle donne.
Si parla di te e la faccia si apre,sorride da sola.Certo.Sei stato una bella cosa!!!!!
C’era dell’ armonia
nei tuoi passi a braccia “ingiu'”,
si,davvero armonia…
proprio cosi’,proprio cosi’…
E che cos’era senno’ quel tuo raccontare .
Pacato,professorale,
fissavi le tristezze di oggi
con le storie del nostro ieri.
Era saggezza la tua,
o l’idea,gli scioperi,i cortei
e le manifestazioni
con la bandiera rossa sulle spalle!!!
Ti offendevi:ti poteva andar bene tutto
ma su certe cose non si transige….vero???
Ti chiamo Compagno
perche’ va bene cosi’
e poi perche’,ve lo dico,
abbiamo ucciso una parola che era un MONDO!!!
E via col tuo cantare.
Si:diventavi serio,
ti garbava stare al centro,lo so
ma non piu’ di tanto:
quei canti eran come tuoi:
“quando penso a’casi miei
la memoria si confonde.”
Ma non la tua.
E le bevute!!!!
Tante eh Ruggero,Madonna!!!!!
E allora giu’con le battute
(ma non e’ che ci si ridesse sempre).
Ma come mordevi quei sentieri su in montagna!
Arrivavi in vetta “bocconi”,”stracanato”,ma….
ma ci mancava altro che i tuoi compagni
t’avessero a aspettare! Figurati!
Dignita’ e grinta eran tue.
O le citazioni in latino
e quei versi in metrica,
allora si che ti mettevi in posa! (oh…e’ cosi’ eh!)
Guardavi con quegli occhioni
per veder se vedevi stupore,meraviglia.
Ecco, la tua vittoria era questa:
Ma guarda, chi l’avrebbe mai detto!
Come quel bacio su quel terrazzo:
la vita che ti fa una carezza.
Allora e’ cosi’,proprio cosi’…
C’era armonia nella tua vita,
l’hai attraversata lieve:
piegato come natura puo’,
eppur canuta….

Sergio – ottobre ’05